Devo arrendermi all’evidenza di vivere in un paese dove in fin dei conti abbiamo tutto, e tutto stiamo sciupando, per ignoranza, per menefreghismo.
Il mondo è bello perché è vario, ma proprio per questo è complesso.
La realtà è complessa e per questo difficile da comprendere ed affrontare, occorre averne gli strumenti, occorre saperli poi usare, occorre poi usarli.
Usare gli strumenti è faticoso, fisicamente, psicologicamente ed anche emotivamente. Per questo a volte è opportuno o addirittura necessario procedere a delle semplificazioni, ma non bisogna mai dimenticare che queste non sono la realtà e con essa non vanno confuse o peggio illudersi di poterle sostituire alla realtà.
Se sostituisci la realtà con le tue semplificazioni di comodo sei in malafede, se confondi le semplificazioni della realtà per la realtà stessa o sei un illuso, o sei in malafede (perché intuisci che dovresti fare uno sforzo in più ma la semplificazione che ti trovi per le mani ti fa comodo) o sei ignorante, ovvero “ignori”. Ignori che ci sono strumenti oppure ignori che si possono usare (anzi si devono usare, visto che ci sono stati messi a disposizione) oppure ignori come si devono usare.
L’ignoranza è più semplice della realtà e se è accompagnata dall’arroganza è più facile, meno faticosa.
Non c’è nulla di peggio di un arrogante ignorante.
L’ignoranza di per sé è umile, ha coscienza di sé stessa, conosce i propri limiti,ed è animata da curiosità. L’ignoranza è consapevole e curiosa. L’ignoranza ricerca la conoscenza, sa che c’è altro oltre se stessa e non risparmia risorse, impegno e fatica per superarsi.
L’ignoranza arrogante è convinta di essere la soluzione della complessità e in questa convinzione risiede anche la pretesa che non ci siano alternative, l’ignoranza arrogante non è curiosa, anzi combatte la curiosità, non vuole persone curiose, vuole solo ciechi esecutori supini, manovrabili, burattini.
Durante un ventennio di berlusconismo ho sempre rifiutato di riconoscermi e di sentirmi rappresentato da chi ha in tutti i modi sdoganato ed avvallato la furfanteria furbesca, come abilità da perseguire, peggio, da insegnare.
Ora lo so per certo: l’ignoranza arrogante è al potere e purtroppo è stata eletta da un popolo altrettanto arrogante ed ignorane.
E non me ne vogliano gli amici che hanno sostenuto e sostengono chi oggi governa l’Italia, resto convinto che non abbiano fatto uso della loro intelligenza con lucidità ma siano stati offuscati dalla amarezza di ritrovarsi anche loro circondati da furfanterie furbesche in quasi ogni aspetto della quotidiana esperienza.
Io non mi sento parte di questo popolo.
Se allora non mi sentivo rappresentato da chi legittimamente governava l’Italia ora mi sento estraneo ad un popolo di italiani arroganti ed ignoranti.
Non condivido, non mi adeguo, ma la speranza è l’ultima a morire.
Spero che mia figlia possa crescere in un posto migliore dell’Italia di questi giorni. Spero che possa vivere in un paese dove poter coltivare sogni e passioni, dove possa avere voglia di pensare con la propria testa e dove questo non la metta in pericolo, dove possa coltivare curiosità e ricerca della conoscenza in libertà.
Non di meno se pure la speranza è l’ultima, prima o poi se le cose non cambiano, è destinata a morire.
Spero quindi che le cose cambino, farò nel mio piccolo, quello che posso perché possano cambiare.
Uscire dalle fila del tuo credo
Un’amica scrittrice e pittrice, conosciuta anni addietro per comuni sensibilità fotografiche (mi diede l’opportunità di esporre alcuni miei modesti scatti di architetture), con la quale resto in contatto tramite Facebook ha recentemente citato sul social network questa affermazione: “GLI ITALIANI NON FANNO FIGLI PERCHE NON LI POSSONO MANTENERE. GLI STRANIERI FANNO FIGLI PERCHE LI MANTENGONO GLI ITALIANI” commentando poi con queste sue parole: “Senza parole…. Continuate a minacciare Salvini… queste vignette son prove di come va attualmente in Italia. Forse vi va bene così?!”
La citazione era accompagnata da una sorta di vignetta che rappresentava una culla con un neonato in fasce bianche dalla faccina spaventata circondato da moltissime culle con neonati in fasce nere dal volto coperto da una sorta di burka neonatale.
La forzatura era talmente forte che in un primo momento ho pensato che si trattasse di una sorta di citazione sarcastica. Sapendo però che l’autrice è persona colta ed in grado certamente di gestire le parole anche all’interno dei limiti e delle convenzioni dei social network ho voluto chiedere, commentando a mia volta la sua citazione così: “ma dici sul serio ?”
La risposta mi ha sinceramente lasciato perplesso: “… dico sul serio. Xche ti pare strano?!”
Essendo ormai evidente che la persona con la quale stavo interloquendo era convinta che le cose stessero nei termini sintetizzati dalla citazione e dalla relativa vignetta, al punto da essere convinta che quella vignetta costituisse “una prova di come attualmente va in Italia” argomento il mio dissenso.
Ora a prescindere dal fatto per me evidente che se sono stranieri e fanno figli non li manteniamo certo noi in quanto stranieri, mentre se qualcuno percepisce sostegni dallo stato italiano (ovvero da noi attraverso le tasse che “tutti” paghiamo) allora potranno anche essere nati altrove o figli di cittadini nati altrove ma sono comunque italiani come noi.
Da qui traggo alcune riflessioni:
Il discorso come sempre è molto più complesso di come si vorrebbe schematizzare, spesso per opportunità di parte.
Quindi per tornare all’origine di queste riflessioni la risposta che ottengo dopo le mie argomentazioni è la seguente: “Se sei contro Salvini, niente ti va bene di quel che fa. A me piace e lo seguo con stima. Non volevo che tu rompessi le fila del tuo credo.”
E qui sta un altro problemino non da poco: il contrasto tra la semplificazione di un”credo” data in pasto all’ignoranza contro il pensiero critico, documentato ed autonomo.
La semplificazione è spesso facile per chi ha mezzi culturali e comunicativi adeguati ed altrettanto facilmente assimilabile senza alcuno sforzo da chi non ha mezzi di analisi adeguati (vedi ultimi risultati delle prove Invalsi) o semplicemente non vuole usare nemmeno i pochi strumenti che avrebbe a disposizione (di base un cervello pensante lo abbiamo tutti) per pigrizia o per opportunismo.
Il pensiero critico, documentato ed autonomo richiede sforzo intellettivo, capacità di mettersi in discussione, e tempo, una risorsa che nella nostra vita quotidiana costellata da scadenze, responsabilità, sovrastimolazione mediatica e social media diventa sempre più rara e difficile da gestire.
Sono proprio queste le cose che più mi preoccupano della attuale politica non solo in italia:
Lo specchio del livello medio culturale di una quota sempre più vasta degli italiani e quindi degli elettori è proprio il governo attuale nelle sue due anime apparentemente solo contrapposte:
Da qui in poi il discorso è ampio e difficile ma occorre che ciascuno se ne faccia carico, con un proprio pensiero, facendo la fatica di documentarsi attivamente evitando di cadere nelle tentazioni di facili “credo”.
S.C.M.
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